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Responsabilità Sociale e Trasformazione Digitale incontri ravvicinati del 4°tipo

universitàdi Raffaella Papa
Presidente Spazio alla Responsabilità-CSRMed Forum

Due mondi che entrano in contatto e si contaminano, alterando la geometria degli spazi in cui si muovono. Segmenti apparentemente paralleli che si incrociano in una dimensione comune per restituire un nuovo paradigma di interpretazione della realtà: l’umanesimo digitale, dove la responsabilità sociale condivisa rinnova la sua ragion d’essere nella quarta rivoluzione industriale. Raffaella Papa racconta l’incontro con i protagonisti della trasformazione digitale per rileggere i successi partiti da Napoli nella chiave aliena della responsabilità sociale.

2017 l’anno della svolta per la Trasformazione Digitale a Napoli
Il 14 dicembre presso la Biblioteca storica della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base della Federico II, AICQ Meridionale ed il Comitato AICQ per la “Qualità del SW e dei servizi IT” hanno organizzato l’incontro-discussione sulle prospettive della comunità che vuole vivere consapevolmente la Trasformazione Digitale.

Alle PAROLE di riflessione ed approfondimento sono conseguiti FATTI importanti, determinati dall’azione appassionata e concreta. Due gli eventi importanti, che hanno reso Il Complesso Universitario Federico II di S. Giovanni a Teduccio il “luogo” della Trasformazione digitale a Napoli in un protagonismo di portata nazionale: il 27 Novembre è stato inaugurato l’anno accademico della “Digital Transformation and Industry Innovation Academy”, un progetto strategico che vede la partnership Federico II e Deloitte Digital; il 30 Novembre e 1 Dicembre si è svolta la XV edizione del Premio Nazionale per l’Innovazione.

Le nuove imprese da un lato ed i nuovi professionisti dall’altro indicano a tutti gli altri le alternative possibili a marginalizzazione ed autocommiserazione.

Un’occasione di confronto tra gli organizzatori che giunge puntuale per rappresentare i risultati conseguiti, consacrando il 2017 come anno della svolta per la Trasformazione Digitale a Napoli, ma che ha portato in sé, a mio avviso, anche un’altra importante evidenza: tutte le testimonianze intervenute, infatti, hanno riportato nella loro narrazione come le azioni e le iniziative realizzate siano state il risultato di nuovi processi collaborativi in ottica multistakeholder, capaci di mettere in connessione sinergica istituzioni e ricerca, mondo accademico, imprese e professioni, con l’obiettivo comune di trovare soluzioni per una sostenibilità di sistema.

Semi di responsabilità sociale nella trasformazione digitale
Rendere sostenibile, da un punto di vista economico, sociale ed ambientale, il processo di cambiamento attivato con la trasformazione digitale è indubbiamente una responsabilità sociale condivisa tra tutti gli attori chiamati a governarne il processo. Perché è proprio quando la complessità è tale da poter essere affrontata solo sul fronte della collaborazione che i semi di responsabilità sociale trovano terreno fertile; solo l’integrazione di competenze ed esperienze, nella ricchezza delle loro diversità ma nell’unicum dei valori da tutelare, può consentire la generazione di soluzioni condivise per il benessere collettivo.

In questo senso la trasformazione digitale è un’occasione per mettere nuovamente la Tecnologia al servizio della Persona, valorizzandone così la funzione sociale e fronteggiando le nuove forme di sfruttamento ed impoverimento della comunità.

Industry 4.0 e sviluppo sostenibile, nasce la task force della Federico II
Istituita ad aprile 2017, la Task Force della Federico II è una compagine multidisciplinare per gestire e condurre progetti di ricerca e di alta formazione sul tema Industry 4.0 e sviluppo sostenibile. Una precisa scelta di campo, come spiega Piero Salatino – presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base dell’Università Federico II, che lega il tema della digitalizzazione ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dalle Nazioni Unite per l’Agenda 2030 e dunque alla necessità di governare i processi tutelando il capitale umano e naturale. La vera sfida, ha concluso Salatino, sta nel rendere diffusa e condivisa questa visione attraverso intense attività di divulgazione per far si che la trasformazione digitale diventi la leva e il volano per la costruzione di una società migliore.

Fare rete per competere: il progetto Poly by 3D RAP
Una visione che prende forma ed energia con l’intervento di Davide Cervone e Antonio De Stefano, due dei 6 giovani talenti, tutti con meno di trent’anni, che hanno prima concepito e poi realizzato Poly, la prima stampante 3D portatile, totalmente ecosostenibile, multi-tool, per grandi e bambini che può stampare di tutto, anche i cioccolatini. Prima un laboratorio, poi un progetto ed ora una start up innovativa nata sui nostri territori mettendo in rete la passione per la tecnologia e la logica del riuso, la filosofia dell’opensource con la l’approccio della condivisione, l’esperienza digitale con l’input dell’accessibilità ma soprattutto le esperienze e le competenze necessarie nella sfida per la competitività. In quest’ottica s’innesta l’approdo del progetto sulla piattaforma Kickstarter: un’occasione per raccogliere fondi secondo Anna Ruggiero, esperta di queste innovative realtà, ma anche per intessere relazioni con gli influencer e ricevere feedback utili a comprendere possibili aree di miglioramento.

La conoscenza al servizio del territorio: la Terza Missione dell’ateneo federiciano
Non solo didattica e ricerca. C’è un terzo obiettivo che si propone di conseguire l’Università Federico II: contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio attraverso la valorizzazione e l’impiego della conoscenza. Queste finalità sono state messe in evidenza da Pierluigi Rippa, Responsabile Terza Missione del Dipartimento di Ingegneria Industriale e Responsabile operativo del PNI-Premio Nazionale per l’Innovazione 2017.

Dentro questa visione si innesta anche il PNI promosso dall’Associazione Italiana degli Incubatori Universitari, nato per diffondere la cultura imprenditoriale in ambito accademico e per stimolare il dialogo tra ricercatori, impresa e finanza. Il Premio ha confermato, proprio con l’edizione svoltasi a Napoli presso il nuovo complesso universitario di S. Giovanni, la crescente attenzione al tema della sostenibilità, premiando le innovazioni capaci di generare e garantire nel tempo un impatto sociale ed ambientale positivo.

È necessario aggiungere che sempre a Napoli nasce Campania New Steel, il primo incubatore d’impresa certificato dal Ministero delle Sviluppo Economico ai sensi del Decreto Crescita 2.0 promosso da Città della Scienza e dall’Università degli Studi di Napoli Federico II. A San Giovanni a Teduccio, inoltre, si sono insediate le due Academy nate dalle partnership dell’Ateneo federiciano prima con APPLE (iOS Developer Academy) poi con Deloitte Digital (DIGITA Academy).

La tecnologia per la libertà
Ma è “il caso di Salvatore” a dare ancor più concretezza al concetto di “funzione sociale dell’innovazione” ed al senso di comunità responsabile che può generarsi intorno. A raccontarlo è Antonio Lanzotti, Coordinatore del Dipartimento di Ingegneria Industriale della Federico II e promotore del Corso su Progettazione Etica del Dottorato di Ricerca in Ingegneria Industriale, protagonista dall’inizio di tutte le fasi di questa “bellissima buona prassi”.

Salvatore è uno studente privato della sua mobilità, della parola e dunque della sua autonomia fisica e relazionale a causa di un grave incidente automobilistico. Nonostante le difficili condizioni Salvatore ha il desiderio di completare il percorso di laurea che aveva interrotto a due esami dalla fine. Per rispondere alla sollecitazione di Salvatore nasce, grazie anche all’impegno dell’ing. Gerry Sicignano, del prof. Alessandro Pepino e del prof. Massimo Martorelli, la collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria Industriale ed il Centro di Ateneo SinAPSi (Servizi per l’Inclusione Attiva e Partecipata degli Studenti) coinvolgendo l’ASL di competenza, docenti, dottorandi, psicologi, familiari, amici e volontari. Il progetto di ricerca applicata e personalizzata, combinato con un approccio interdisciplinare, grazie all’impegno di tutta la rete di solidarietà attivatasi intorno, ha consentito la realizzazione di un nuovo sistema tecnologico (meccanico, elettronico e informatico) che ha restituito a Salvatore non solo la capacità di espressione per relazionarsi con il mondo esterno ma soprattutto la forza di guardare al futuro con fiducia e positività. E così Salvatore nella sessione estiva 2017 discute la sua tesi in un’aula gremita che assiste in un incredibile e partecipato silenzio ed esulta alla fine per questo enorme successo con un grandissimo applauso. Dall’Ordine degli Ingeneri di Napoli riceve, come ha poi confermato Giovanni Esposito tra gli invitati ai lavori della giornata, anche una borsa di studio per la perseveranza, il coraggio e la competenza nell’affrontare la lunga fase di riabilitazione motoria e di abilitazione alla comunicazione. Oggi Salvatore è su facebook, si diverte con i suoi amici e vuole proseguire il suo percorso di studi.

Responsabilità sociale condivisa e cittadinanza digitale
Non solo dunque una “bellissima buona prassi” ma un risultato concreto che si genera quando “il pensiero sistemico si integra con il pensiero digitale” per costruire soluzioni che migliorano la qualità della vita di un singolo o di una comunità. Con queste parole Valerio Teta, presidente del Comitato AICQ per la Qualità del SW e dei servizi IT e sapiente moderatore dei lavori, spezza l’atmosfera di commozione passandomi il testimone.

Parto proprio dal concetto di comunità per parlare di responsabilità sociale andando oltre il mondo dell’impresa per coinvolgere tutti gli attori del sistema, nel loro diritto-dovere di dare il proprio contributo alla crescita della collettività, conciliando la sostenibilità economica con quella sociale ed ambientale.

Cinque edizioni del Salone Mediterraneo della Responsabilità Sociale Condivisa, la nascita del CSRMed Forum come tavolo permanente di lavoro con 85 aderenti ad oggi, il lancio della Carta di Napoli in linea con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per l’Agenda 2030, 10 appuntamenti realizzati nell’ormai consolidato format dei Caffè della Responsabilità e la creazione dell’Osservatorio sul Rating di legalità. Queste le principali iniziative che abbiamo portato avanti dal 2012 con l’Associazione Spazio alla Responsabilità per promuovere processi collaborativi in ottica multistakeholder, mettendo insieme istituzioni, organizzazioni datoriali, sindacali e terzo settore, mondo accademico e della scuola e a fattor comune competenze ed esperienze, al fine di creare una piattaforma aperta di contaminazione prima di tutto culturale.

Approccio multistakeholder che ha portato l’Associazione ad affrontare la trasformazione digitale come principale sfida per lo sviluppo sostenibile, organizzando un tavolo di lavoro dedicato ed una serie di incontri tematici volti ad indagare i vari aspetti del cambiamento in atto, con il risultato di convergere verso quello che abbiamo ritenuto l’aspetto portante del fenomeno: il tema della cittadinanza digitale.

Cambia il modo di pensare e di fare scelte delle persone e delle imprese, nuove sono le regole che dovranno determinarsi per governare dinamiche ancora in evoluzione ma resta ineludibile la necessità di preservare e rinnovare il sistema di valori che sta alla base e a tutela della società civile, nel rispetto delle libertà dell’individuo di oggi e di domani.

Questo è il senso della Responsabilità che cerchiamo di alimentare soprattutto nelle nuove generazioni, stimolando il confronto e la riflessione anche con gli studenti di ogni ordine e grado. In tal senso, forse, la collaborazione con DIGITA e l’incontro con i ragazzi -i futuri portatori di innovazione – è stato tra i più preziosi “semi di responsabilità sociale” gettati in tutti questi anni di attività.

DIGITA Academy – la sfida multiculturale delle nuove competenze
Un vero e proprio test basato sulla diversità per costruire valore, mettendo insieme provenienze umanistiche, economiche e tecnico-scientifiche, dal nord al sud dello Stivale. Così è stata poi rappresentata l’esperienza DIGITA da Antonio Pescapè, coordinatore del progetto DIGITA Academy condotto in partnership da Federico II e Deloitte Digital. DIGITA nasce per formare le professionalità necessarie a facilitare ed accompagnare il processo di trasformazione digitale delle imprese. Ma tornano gli interrogativi. Formate le risorse, le imprese saranno consapevoli di cosa hanno bisogno per accettare la sfida della competitività? Quali saranno i costi sociali della trasformazione digitale? E se competitività, tecnologia, innovazione sono concetti neutri cosa possiamo fare per ridurne gli impatti negativi e potenziarne quelli positivi? Calzante è stato il parallelismo storico con l’introduzione delle prime automobili agli inizi del XIX secolo; un’innovazione rivoluzionaria che ha cambiato progressivamente e profondamente il corso della storia. Molte professioni sono sparite, molte altre sono nate. È stato necessario quasi un secolo però per istituire l’obbligo della patente per i conducenti. L’auto, come tutte le innovazioni “disruptive”, ha rivoluzionato il consumo, le abitudini di vita, le organizzazioni del settore (fordismo e postfordismo), il mercato del lavoro. La trasformazione digitale, dunque, può essere la nostra rivoluzione se saremo capaci di partecipare anziché difenderci.

Leadership e governance per la buona innovazione
“Cogliere dal passato le lezioni per affrontare le sfide del futuro”, ritorna come input il titolo del primo dei Caffè della Responsabilità, organizzati a partire dal 2012 per rileggere l’esperienza imprenditoriale di Adriano Olivetti attraverso le sue frasi più famose, proponendo occasioni di confronto informale sui temi della gestione responsabile e sostenibile dell’impresa e della sua partecipazione alle dinamiche di sviluppo del territorio.

Il tema era ed è “decidere ora come vorremmo che sia la società tra trenta – cinquant’anni: una questione di vision ma anche di leadership.

Su questo tema e parola ricorrente interviene Bruno Esposito, co-coordinatore del tavolo sulla Cittadinanza digitale in seno al CSRMed Forum nonchè ex manager Olivetti ai tempi in cui l’innovazione portava la firma di un brand italiano conosciuto nel mondo.

Una qualsiasi organizzazione che decida di affrontare un cambiamento definisce i nuovi obiettivi da raggiungere ed il percorso più opportuno, il sistema di regole, ruoli e responsabilità affidando la guida ad un leader capace di traghettarla verso i nuovi orizzonti.

Consapevole della natura strumentale della tecnologia, la “società digitale” deve trovare in sé la capacità di migliorare il benessere della comunità senza introdurre possibili elementi di disuguaglianza, affermando il primato del pensiero e dei valori etici sulla tecnica per un egemonia della cultura nello sviluppo socio-economico delle nostre organizzazioni.

La trasformazione digitale porta in sé nuove possibilità: più ampia partecipazione democratica nel rapporto cittadino-istituzioni, condivisione delle basi della conoscenza, accesso sicuro all’informazione, più ampio e positivo uso delle banche dati, trasparenza nella PA, trasformazione del dominio delle relazioni remote per tutelare al tempo stesso riservatezza e tracciabilità (Dall’articolo su La Buona Innovazione scritto da Bruno ESPOSITO e Valerio TETA, pubblicato sulla rivista Qualità n. 4 luglio/agosto 2016). Nel contempo cosa accadrebbe, ad esempio, se davvero il 50% della forza lavoro venisse espulsa dal mercato a causa dell’automazione? Quali e quanti prodotti potranno essere venduti se il 50% dei consumatori perderanno potere d’acquisto?

CSR 4.O e Trasformazione Digitale Responsabile
In conclusione ritengo che con il 2017 siamo finalmente entrati nell’era della trasformazione digitale responsabile e dell’innovazione sostenibile. Perché non possiamo e non dobbiamo più trattare questi temi senza aggettivazioni di valore, per due ordini di motivi: il primo, per far cadere il senso “neutrale” del cambiamento a favore di una scelta di campo che indichi a tutti la strada da seguire; il secondo per alimentare una consapevolezza diffusa sulla necessità di arginare l’uso irresponsabile della tecnologia in primis e dell’innovazione in senso più ampio. Si rafforza così la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica verso un’osservazione attenta e critica dei comportamenti dei vari player e sulle conseguenze per la comunità, che possa andarne a consolidare/erodere il capitale reputazionale, finalmente ritenuto oggi il più prezioso per qualsiasi organizzazione. Non si tratta di puntare il dito contro il profitto sic et simpliciter ma di monitorare coscientemente tutti quei nuovi fenomeni (es.: Uber, AIRBnB, Bitcoins, ecc.) che nell’innovare i modelli di business scoprono aree inesplorate, troppo spesso prive di quelle regole necessarie a tutelare utenti e lavoratori.

E’ questa, dunque, l’occasione per lanciare un OSSERVATORIO PER LA TRASFORMAZIONE DIGITALE RESPONSABILE: superata la fase filantropica (CSR 1.0), di elevazione strategica (CSR 2.0) e di integrazione nelle sue tre dimensioni (CSR 3.0), la responsabilità sociale si rinnova ed incorpora pienamente una quarta dimensione, quella digitale, divenendo CSR 4.0.

Mondi che finalmente si incontrano per inquadrare scenari possibili dove tocca all’intelligenza umana governare quella artificiale; dove la tecnica è al servizio dell’uomo onde questi, lungi dall’esserne schiavo, ne sia accompagnato verso mete più alte.

Tutto considerato, credo si possa dire che il 2017 è stato per noi tutti davvero una buona annata!!

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