La presentazione è stato un momento di confronto con gli operatori del settore e con gli attori dell’innovazione italiana, ma anche l’occasione per dare un segnale della direzione in cui si muove la politica economica del paese. “Per qualcuno questo sarà anche un tema di nicchia – ha spiegato il Ministro – ma la sfida è portarlo al centro delle politiche industriali del paese. Questo investimento è strategico per il futuro dell’Italia – ha spiegato nel suo intervento – e per aiutare davvero i giovani a restare qui da noi anzi, magari attrarre giovani anche da fuori italia”.
Cabina di regia del Fondo Nazionale Innovazione, che si configura come un “fondo dei fondi”, sarà la Cassa Depositi e Prestiti che, acquisendo il 70% di Invitalia Ventures Sgr inizia una fase di razionalizzazione e centralizzazione. Da questa operazione, quindi, inizia un percorso che, nell’arco di pochi mesi – le previsioni parlano di maggio – porterà alla creazione di uno strumento dedicato al finanziamento delle startup innovative ma anche alla creazione di una sorta di “Casa del Venture Capital” italiano, che sarà molto probabilmente a Roma e che diventerà, secondo l’amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo, anche il “luogo della condivisione e dell’innovazione”.
Da un lato, quindi, Cdp metterà a disposizione fondi per finanziare le startup innovative ma dall’altro anche un valore aggiunto che permette di “coprire” la vita della startup, dal momento in cui l’azienda è un’idea fino a quando diventa grande. “Noi dobbiamo imprimere a quello che già esiste una forte accelerazione – ha sottolineato Palermo – che significa più risorse, un team manageriale a supporto delle Startup e la possibilità di agganciare le aziende che fanno parte del nostro network. Più saremo veloci a fare questo e più rapidamente vedremo l’impatto sulla nostra economia”.
Fondo Nazionale Innovazione, obiettivo un miliardo: facciamo due conti
L’idea di partenza del Ministro Di Maio, detta più volte annunciando questa misura e ribadita anche nel corso della presentazione, è quella di arrivare a uno stanziamento totale di un miliardo di euro. Una “rivoluzione copernicana” per un comparto che, finora, aveva visto, tra pubblico e privato, investimenti ancora abbastanza limitati. Per arrivare a questo risultato lo stato entra direttamente nell’ecosistema del Venture Capital.
La dote iniziale arriva dal Ministero dello Sviluppo Economico, che ha destinato alle startup innovative 110 milioni di euro, che sono previsti dalla legge di bilancio da qui al 2025. La vera leva di sviluppo, però, arriva dalla cessione a Cassa Depositi Prestiti del 70% del capitale sociale del fondo Invitalia Ventures Sgr. In questo caso si parla di un importo pari a circa 400 milioni di euro che sono, però, un trasferimento di partecipazioni già esistenti.
A fare la differenza, quindi, sarà il forte effetto moltiplicatore di questa acquisizione, che permetterà un potenziamento complessivo degli investimenti in startup e trasferimento tecnologico. La nota del Ministero, su questo punto, è infatti molto chiara e spiega che il soggetto acquirente: “Apporterà risorse aggiuntive, almeno pari all’ammontare delle risorse pubbliche già in gestione alla Sgr”. Si tratta quindi di altri 400 milioni di euro che rientrano a pieno titolo nel fondo per le startup.
Fatti rapidamente i conti queste cifre iniziano ad avvicinarsi all’obiettivo del governo. L’operazione messa in campo dal Ministro Di Maio, però, prevede anche altri fondi per il sostegno per il Venture Capital. Sul piatto, quindi, ci sarà il 15% dei dividendi realizzati dalle Partecipate statali. Anche in questo caso si parla di una cifra vicina ai 400 milioni di euro l’anno visto che nel 2017 i dividendi delle Partecipate in attivo sono stati pari a circa 2,5 miliardi di euro.
Mancano ancora un centinaio di milioni per arrivare all’obiettivo finale che potrebbero arrivare dai PIR, i Piani Individuali di Risparmio. Il governo ha, infatti, deciso di destinare il 3,5% dei volumi finanziari raccolti dai Pir in fondi di Venture capital. Qui i numeri sono ancora abbastanza nebulosi visto che, lo scorso anno la raccolta è stata di 4,2 milioni. Numeri che, se confermati anche nel 2018, sarebbero una cifra attorno ai 100 milioni, il tassello mancante al raggiungimento dell’obiettivo.
E, ancora, il capitolo che riguarda gli enti previdenziali e i fondi pensioni che vedono crescere gli investimenti agevolati fino al 10% degli attivi patrimoniali se investono il 5% in fondi venture capital.
Ai finanziamenti pubblici, però, si aggiungono anche nuovi strumenti, come quelli dei Business Angels, la cui figura, prevista nella manovra, prevede un registro dedicato, tenuto da Banca d’Italia. In questo caso si tratta di investitori privati che avranno comprato quote di startup per almeno 40 mila euro in 3 anni a fronte di incentivi fiscali che passano dal 30 al 40% delle somme investite. Anche in questo caso è ancora difficile quantificare l’investimento ma, visti gli sgravi consistenti l’ipotesi è che possano arrivare cifre molto interessanti.
Le regole e i principi del Fondo Nazionale Innovazione
In una nota, rilasciata al termine della presentazione, il Ministero dello Sviluppo Economico ha riassunto i principi generali del fondo per l’innovazione:
Inclusione. Il Diritto ad innovare è un diritto fondamentale, per questo sosteniamo una innovazione tecnologica che sia accessibile a tutti, imprese, cittadini e territori. L’innovazione è un potente strumento di crescita e di mobilità sociale, un motore di opportunità per talenti e imprese, per tutto il Paese. Il FNI ha tra le proprie missioni costitutive l’obiettivo di dare sostanza all’esercizio di questo diritto.
Crescita. La sfida della crescita richiede la capacità di mobilitare ingenti capitali, sia intelligenti sia pazienti. Il FNI è uno strumento di mercato anticiclico che intende supportare e sviluppare un ecosistema dell’innovazione più maturo, anche attraverso l’attrazione di capitali privati e internazionali. Oltre che attraverso il coordinamento delle risorse pubbliche, incluse quelle funzionali alla crescita dei territori. FNI non sostituisce lo sviluppo di un mercato privato dei capitali per l’innovazione, ma è un volano di crescita che ne accompagna e completa in modo virtuoso l’evoluzione e la sostenibilità. Al servizio della collettività.
Presidio strategico. L’innovazione tecnologica ha generato negli ultimi venti anni diversi fenomeni di crisi della tenuta sociale su scala globale. Anche in Italia. Sono cresciute le diseguaglianze, sono stati colpiti interi settori tradizionali con conseguenti gravi perdite di posti di lavoro qualificato, la digitalizzazione e la rivoluzione generata da Internet hanno portato alla concentrazione delle potenziali opportunità in nuovi monopoli planetari. Azzerando paradossalmente la possibilità di innovare. FNI ha tra le proprie missioni anche quella di presidiare per il nostro Paese le tecnologie ed i mercati emergenti più innovativi, garantendo alle nostre startup e PMI innovative tutto il supporto strategico necessario in una logica di sistema.
Ecosistema. Il Fondo Nazionale Innovazione nasce con l’obiettivo di accelerare la maturazione del nostro sistema dell’innovazione. Attraverso i propri Fondi particolare attenzione verrà dedicata ad una serie di ritardi culturali e strutturali del nostro ecosistema: ampliare il mercato degli operatori di Venture Capital; creare spazio ed opportunità di crescita per un contestuale ricambio generazionale, individuando nuovi cd “first time team” in grado di costituire nuovi Fondi in linea con le innovazioni emergenti; riequilibrare in modo radicale il gender gap, favorendo una maggiore e qualificata presenza femminile; accelerare la nascita e lo sviluppo in Italia del cd Corporate Venture Capital, offrendo ai principali Gruppi italiani una piattaforma di Venture Capital di assoluto standing e professionalità; offrire ai territori e alle finanziarie regionali l’opportunità di contribuire ad una grande sfida nazionale.
Leadership internazionale. Fin dalla nascita, il Fondo Nazionale Innovazione esprime una magnitudo (1M€) tale da qualificarlo da subito come uno dei principali operatori di venture capital europei, ed ha l’ambizione di giocare un ruolo da protagonista. L’ampiezza della sfida è coerente con lo status di un Paese, come l’Italia, seconda potenza manifatturiera d’Europa, leader in molti settori e con un export dinamico e qualificato, determinante per l’equilibrio economico nazionale. FNI si propone dunque come interfaccia privilegiata verso gli investitori istituzionali europei in un rapporto non subalterno di collaborazione e pianificazione. Al tempo stesso, FNI intende concretamente operare per attrarre in Italia grandi e qualificati operatori ed investitori Venture Capital europei e internazionali, inclusi Fondi Sovrani, e grandi aziende internazionali.
Impatto atteso. L’impatto complessivo del FNI sul sistema dell’innovazione italiano può essere decisivo. Insieme alla crescita naturale del mercato privato e grazie all’attrazione di nuovi investitori sia nazionali sia internazionali, può rendere l’Italia uno dei paesi più competitivi in Europa in appena due anni. Allo stesso tempo la natura specifica dell’intervento e degli strumenti può aiutare il Paese a riprendere, dopo oltre venti anni, la strada della crescita. Fare dell’Italia una “smart nation” non è ovviamente soltanto un obiettivo finanziario, ma un obiettivo politico, civile e culturale. La generazione di lavoro qualificato nel settore dell’innovazione non soltanto migliora la capacità del nostro Paese di crescere e competere, ma è un potentissimo motore di opportunità per le nuove generazioni, per i nuovi talenti, per il riequilibrio in positivo delle diseguaglianze, anche di genere. La strada è quella di uno sviluppo giusto e sostenibile, che crede nelle potenzialità di risveglio dell’Italia.
Fonte: Innovationpost.it