Stiamo soffocando nel calore del riscaldamento globale. Ne è testimonianza l’ondata di caldo della scorsa estate in Europa, che presto potrebbe diventare un fenomeno ricorrente del tutto normale.
Uno studio ha dimostrato che se le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare, entro il 2100 il 74% della popolazione mondiale sarà esposta a ondate di caldo mortali1).
L’unica soluzione possibile è ridurre la nostra impronta di carbonio. Ma prima dobbiamo misurarla.
La recente norma internazionale ISO 14067 “Greenhouse gases – Carbon footprint of products – Requirements and guidelines for quantification” specifica principi, requisiti e linee guida per la quantificazione e la comunicazione dell’impronta di carbonio di un prodotto (CFP-Carbon Foorprint of a Product). Il documento, che sarà adottato come norma UNI ISO, intende offrire alle organizzazioni di ogni tipo uno strumento per calcolare l’impronta di carbonio dei loro prodotti e far meglio comprendere come è possibile ridurla.
La norma sostituisce la specifica tecnica ISO/TS 14067 del 2013.
Secondo il Global Footprint Network – un’organizzazione di ricerca internazionale che sviluppa e promuove strumenti per incoraggiare lo sviluppo sostenibile – ci troviamo in una situazione di deficit ecologico e l’umanità sta utilizzando le risorse naturali 1,7 volte più velocemente di quanto gli ecosistemi sono in grado di rigenerarsi2).
L’aumento delle emissioni di gas serra, causate in gran parte dai nostri eccessivi consumi, ha provocato il caos climatico e le conseguenti problematiche legate all’acqua e al cibo a cui stiamo assistendo. Ma è possibile agire e invertire questa tendenza.
Daniele Pernigotti, Convenor del gruppo di lavoro che ha sviluppato la norma, spiega che la misura della CFP è considerata dalla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) come una delle principali soluzioni per contribuire al raggiungimento degli obiettivi internazionali per il clima.
“La norma consente alle organizzazioni di identificare meglio – nella produzione dei loro prodotti – dove sono generati i principali impatti sulla loro impronta di carbonio e adottare così azioni appropriate per ridurla” precisa Pernigotti. “Per esempio, se l’impatto è legato alle materie prime, le organizzazioni possono prendere in considerazione l’utilizzo di altri materiali; se invece è legato al trasporto, possono guardare a miglioramenti del loro modello logistico o studiare la possibilità di scegliere fornitori o distributori geograficamente più vicini”.
I principali cambiamenti rispetto alla precedente UNI/TS si concentrano verso una maggiore attenzione alla quantificazione della CFP, mentre altri argomenti – per esempio legati alla comunicazione della CFP – sono trattati nelle norme della famiglia ISO 14000 sulla gestione ambientale. Sono stati chiariti anche altri aspetti quali il calcolo del consumo di energia elettrica e introdotte raccomandazioni specifiche sulla quantificazione delle emissioni per i prodotti agricoli e forestali.
Elaborata dal gruppo di lavoro WG 8 nell’ambito dell’ISO/TC 207 “Environmental management”, SC 7 “Greenhouse gas management and related activities”, la ISO 14067 appartiene alla famiglia ISO 14060, norme che portano una visione chiara e coerente in materia di quantificazione, monitoraggio, segnalazione e verifica delle emissioni di gas serra per sostenere lo sviluppo sostenibile attraverso un’economia a basse emissioni di carbonio.
> Visita la pagina web dell’ISO/TC 207/SC 7
Fonte: UNI