Pubblichiamo l’editoriale “Nuove Professioni crescono” del Presidente di ACCREDIA Giuseppe Rossi è stato pubblicato su “Italia Oggi” del 6 dicembre 2016.
Un popolo di poeti, artisti, santi e navigatori. Non solo, anche di professionisti. Gli italiani infatti stanno inventando nuove professioni, o forse si stanno reinventando, sia per meglio fronteggiare le difficoltà economiche, sia per stare al passo coi tempi e con le innovazioni tecnologiche. Si parla di un mercato di circa 3 milioni di professionisti la cui attività non è regolata da albi o da collegi.
Un “esercito” piuttosto articolato, che vede la nascita di professioni che vanno da quelle legate al benessere del corpo come massaggiatori, naturopati e chinesiologi, alle attività di consulenza come grafici, designer, pubblicitari, responsabili della sicurezza sui luoghi di lavoro, tributaristi, traduttori, fino ad arrivare agli amministratori condominiali e valutatori immobiliari, wedding planner, e-reputation manager e copywriter digitali.
Proprio per regolamentare un settore in costante evoluzione, il legislatore è intervenuto con la Legge n. 4 del 2013, che disciplina le professioni non regolamentate, con la finalità di tutelare i consumatori, promuovere la conoscenza e garantire la trasparenza del mercato dei servizi professionali.
La legge ha individuato tre sistemi per poter qualificare la propria professionalità: l’autodichiarazione, l’attestazione da parte delle associazioni di riferimento e la certificazione rilasciata da Organismi terzi, accreditati da ACCREDIA.
In questo contesto, solamente la certificazione accreditata può garantire che la verifica dei requisiti di competenza, definiti dalle norme UNI, che il soggetto deve possedere per ottenere la certificazione, sia effettuata in maniera indipendente e imparziale a tutela del cliente (il consumatore o l’azienda che si avvale di queste figure) che investe nelle competenze del professionista. Attraverso, ad esempio, la verifica continuativa del possesso delle competenze certificate o l’assenza di conflitti di interesse tra valutatore e valutato.
Nel nostro Paese sono 39 gli Organismi di certificazione da noi accreditati e oltre 170mila i professionisti certificati sotto accreditamento, distinti in circa 70 categorie, di cui 130mila obbligati ad ottenere il bollino di qualità, a causa della delicatezza delle mansioni da svolgere, come nel caso dei saldatori o di chi manutiene le apparecchiature di refrigerazione e condizionamento d’aria o le pompe di calore contenenti gas fluorurati ad effetto serra. Per i restanti invece si tratta di una scelta volontaria, forse ancora non troppo conosciuta dal consumatore ma che potrebbe fornire allo stesso garanzie di qualità e competenza.
Certo, in un mercato che sta conoscendo una vera e propria, direi positiva, esplosione, non mancano le criticità. I sistemi di valutazione sono spesso disomogenei e differenti da Regione a Regione, il più delle volte lontani dalle reali esigenze del mercato. In più, si assiste ad una moltiplicazione di professioni, talvolta poco differenti tra loro, accompagnate dalla diffusione incontrollata di scuole di formazione e di apprendistato, o di strutture di attestazione delle competenze nelle varie associazioni.
È dunque sempre più urgente la definizione di regole e procedure uniformi per verificare la conformità ai requisiti professionali, sia a livello nazionale che internazionale, in grado così di mettere sullo stesso piano le certificazioni rilasciate da organismi diversi, accreditati in Paesi diversi. Gli esami per l’abilitazione alla professione devono essere omogenei. Perché definire le procedure di valutazione è di pari importanza, se non addirittura maggiore, di quanto lo è la definizione delle competenze. In un settore come questo, dove avanzano con rapidità nuove e articolate professioni, un intervento, in un’ottica di sempre maggiore qualità dei servizi e di tutela dei consumatori, è quanto di più necessario si possa auspicare.